Dal 15 al 18 aprile a Verona si terrà il Vinitaly 2018, la 52esima edizione della fiera internazionale del vino e dei distillati. Il focus dell’evento? I mercati del futuro: Cina, Russia e USA saranno i motori dei consumi entro il 2022. Leggi l’articolo e scopri tutte le novità del Vinitaly 2018.
I numeri del Vinitaly 2018 e i nuovi strumenti digitali
Quest’anno il programma si annuncia denso di novità: una su tutte, l’attenzione sui mercati strategici di esportazione, con l’obiettivo di dare un contributo importante alle imprese ponendosi sempre più come strumento di business.
Gli espositori saranno 4.310 provenienti da 33 Paesi oltre l’Italia, su una superficie netta di centomila metri quadrati, sold-out da dicembre 2017.
Giovanni Mantovani, presidente di VeronaFiere, afferma: “Dedicheremo grande importanza a due macro aree, il Nord America e la Russia/Cina. Abbiamo investito molte risorse per attirare i buyer di questi Paesi – Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone e Germania: cinque grandi clienti del Made in Italy, sui quali, Vinitaly, in collaborazione con Wine Monitor, ha deciso di dedicare dei focus specifici di approfondimento.”
Focus su mercati strategici
Il futuro dei mercati, illustrato in anteprima a Roma durante la conferenza di presentazione del Vinitaly, dice che cambierà la geografia dei consumi, concentrandosi via via al di fuori dei confini europei, con una redistribuzione del peso dei Paesi acquirenti. Entro il 2022, questo il dato macro da tenere ben presente per l’Italia, saranno nell’ordine Cina (+38,5%), Russia (+27,5%), Stati Uniti (+22,5%) e Giappone (+10%) i motori della crescita dei consumi, grazie a tre fattori decisivi:
- l’aumento delle classi benestanti;
- lo spostamento degli abitanti verso le grandi città, con tassi di urbanizzazione che nella sola Cina arriveranno al 63%;
- la crescita del PIL pro capite che, per esempio, negli Stati Uniti passerà da quasi 60 mila dollari annui a 70 mila dollari, e in Cina è previsto in incremento del 10,6%.
Il futuro del vino italiano
Nel dettaglio, entro il 2022, la Germania importerà vino dall’Italia con un tasso annuo a valore tra -0,2% e +0,8% a fronte di consumi tra -0,4% e +2%; qui l’Italia detiene il 36% del mercato, con prezzi medi tra 2,2 euro per i fermi e 2,9 euro per gli spumanti.
Dal Giappone c’è da aspettarsi una crescita annua degli acquisti dall’Italia tra 1% e 3% a fronte di un +0,5/2% nei consumi, con fattori chiave come ready to drink e vini fermi.
La Russia è in costante ripresa, con consumi tra +2,5% e +6%, con un import dall’Italia tra 4% e 7%, sia sui fermi sia sugli spumanti.
La Cina, invece, dove l’Italia vale il 6% del mercato, vanta un tasso stimato di crescita tra 6% e 9% nei consumi a valore e tra 7% e 8,5% sul valore dell’import dall’Italia. In questo caso, gli 800 milioni di utenti dell’e-commerce e i vini fermi rossi faranno la differenza.
Infine, gli Stati Uniti, dove l’Italia detiene il 31% delle quote a valore, si prevede un consumo crescente tra 2% e 4%, con un import dall’Italia tra 3,5% e 5,5% a valore. Qui la partita si gioca sul tanto amato Prosecco, sui rosati e sui vini locali.
“Ecco perché il Vinitaly punta a lavorare sempre di più fuori dai confini nazionali, anche in stretta collaborazione con l’Agenzia Ice.”, aggiunge Giovanni Mantovani. “La sfida”, per il Presidente Ice, Michele Scannavini, “è elevare il posizionamento italiano nel mercato statunitense e riconquistare la leadership assoluta in valore”.
Per maggiori informazioni: Vinitaly 2018 di Gamberorosso