LUPPOLO, Humulus Lupulus, è una pianta dioica, erbacea, rampicante, decidua.
In natura si trova in prossimità di rive e canali dove prospera arrampicandosi su alberi e arbusti risultando spesso infestante per disseminazione. L’impollinazione avviene per via anemofila e, proprio per questo, si procede all’eliminazione dei selvatici nelle vicinanze delle coltivazioni. Le selezioni utilizzate per il settore brassicolo e officinale sono esclusivamente femminili, caratterizzate da un’infiorescenza a forma ovale chiamata cono, composto da brattee e bratteole ricche di ghiandole resinose che una volta mature rilasciano luppolina di color giallo-arancio.
La luppolina, a seconda della varietà, può avere caratteristiche aromatiche e amaricanti diverse, che conferiscono uno specifico aroma e l’amaro alla birra.
Il luppolo, essendo una cannabinacea, trova impiego anche nel settore officinale nella preparazione di composti rilassanti e calmanti, proprio perché, a differenza della canapa, non ha proprietà allucinogene.
Le cime primaverili, che vengono eliminate con le pratiche agronomiche meccanizzate, possono essere precedentemente prelevate prima del taglio annuale della ceppaia e sono molto interessanti per il settore della ristorazione. Sono infatti impiegate da sempre in Veneto (bruscandoli), così come in altre regioni d’Italia, per la preparazione di ricette tipiche della tradizione. La vendita di questo prodotto di nicchia si colloca sul mercato nel periodo precedente alla raccolta dell’asparago, con un prezzo al dettaglio piuttosto elevato.
Il luppolo si coltiva in buona parte dei continenti, con selezioni diverse spesso protette da brevetto da parte dei consorzi di produzione e compagnie che operano da generazioni nel settore.
I maggiori produttori sono Stati Uniti, Germania, Nuova Zelanda, Slovenia, dove si investe moltissimo nella ricerca, nella trasformazione e nell’ibridazione.
Il mercato nell’ultimo decennio è stato invaso dall’immissione di una quantità smisurata di nuove varietà brevettate, spesso simili tra loro a livello aromatico, frutto di anni di ricerca milionaria che tuttavia ha portato, oltre ad una enorme confusione, alla conferma della solidità di varietà classiche ed al consolidarsi di alcune varietà davvero uniche che rimangono il cardine del settore brassicolo di ultima generazione.
In Italia la filiera del luppolo è ancora in fase embrionale, non solo a causa di lacune legislative nell’ambito della difesa in campo, ma anche a causa della difficoltà ad ottenere la fidelizzazione da parte di industria e artigianato brassicolo, che risultano abitudinarie e poco inclini alla sperimentazione nell’utilizzo di materiale coltivato e trasformato nel territorio. Negli ultimi anni diversi coltivatori italiani hanno investito nella trasformazione del prodotto finito, raggiungendo qualità e stabilità del proprio luppolo che garantisce un uso conforme agli standard.
COLTIVAZIONE
La coltivazione del luppolo in Italia è favorita da terreni sciolti, con elevato contenuto di sostanza organica. Abbiamo tuttavia risultati interessanti con diverse varietà anche in terreni a medio impasto e tendenzialmente argillosi, se adeguatamente lavorati. Un ph subacido del terreno favorisce la maggior parte delle varietà classiche, ma si ottengono risultati degni di nota anche con ph neutro e comunque non superiore a 8, dove l’apporto di acidi umici e fulvici risulta essere determinante.
Fondamentale il drenaggio, al fine di eliminare il ristagno idrico, e una buona ventilazione della parte aerea, evitando le zone caratterizzate dalla presenza costante di forti venti.
Il fabbisogno idrico estivo è di circa 4-6lt di acqua, che può essere somministrato con impianto a goccia disposto all’altezza di 120/140 cm da terra e abbinato a fertirrigazione e correzione del ph qualora necessario. Si sconsiglia impianto interrato.
La pianta necessita di supporti tutori predisposti annualmente, per i quali si utilizza una specifica fune in cocco o un filo di ferro con spessore 1,1-1,3 a seconda della ventilazione. Questi tutori vengono fissati successivamente al taglio delle ceppaie su cavi guida in acciaio portati su pali con altezza di 5-6m fuori terra.
Il sesto d’impianto può essere variabile, ma in linea di massima è caratterizzato da file ogni 3m con 1- 1,2m tra le piante sulla fila a seconda della vigoria.
Su ogni ceppaia vengono disposti in media 2 tutori ai quali vengono avvicendati manualmente 3-5 germogli selezionati per vigoria.
La pianta raggiunge la massima altezza nel mese di luglio e dispone la fioritura nel mese di agosto, con maturazione del cono tra la fine del mese e la metà di settembre a seconda della varietà.
La raccolta avviene tagliando la pianta all’altezza di 1m da terra e “strappando” l’intera parte aerea avvicendata al tutore a mezzo di appositi carri autocaricanti o manualmente, tramite semoventi.
La separazione dei fiori avviene per mezzo di un’apposita trebbia all’interno di un edificio dedicato e adiacente al locale di essiccazione. L’essiccazione avviene su telai ventilati con aria calda forzata a 42-50°C Max, e porterà il fiore ad una riduzione di circa 3/4 del suo peso con un’umidità max consentita finale del prodotto di 8-12%, una volta raffreddato. Sopra i 50°C di temperatura d’essiccazione molte componenti aromatiche si deteriorano.
L’intero prodotto viene pressato in balle, predisposto per le analisi alle quali, in caso di esito positivo, segue adeguata pellettizzazione.
La pianta successivamente alla raccolta entra gradualmente in stato di riposo fino alla primavera.
La durata della pianta non ha un vero e proprio termine di tempo perché annualmente viene “ringiovanita tramite il taglio delle ceppaie”; tuttavia si indica un tempo di 10 anni come possibile longevità, o per necessità di cambio varietale.
IMPIANTO
I materiali impiegati come paleria per la costruzione di un luppoleto sono generalmente legno, acciaio o, come nel nostro caso, appositi pali in cemento. Come è noto, la resistenza e resilienza di questi materiali è diversa tra loro; l’uso di pali in legno, ancora largamente diffuso, risulta fallimentare soprattutto nell’ultimo periodo a causa dei forti venti che ne determinano la rottura con conseguente cedimento di tutta la struttura stile effetto domino, con il risultato di una perdita economica dell’investimento piuttosto ovvia.
L’impianto Valente, incentrato sui pali in cemento e ottimizzato in anni di esperienza, porta file di pali ogni 6 m con distanza tra gli stessi di 10m. Appositi ganci e tiranti permettono una perfetta e facile regolazione e manutenzione della tensione d’impianto. Data l’altezza della struttura, risulta eccezionale la colorazione marrone del palo che a livello paesaggistico si inserisce perfettamente, mitigandone l’impatto anche nei comuni sottoposti a vincolo.
Negli ultimi anni, la necessità dei microbirrifici e birrifici agricoli di coltivare a luppolo piccole superfici per uso interno si è tradotta nell’ideazione di un impianto ridotto che abbiamo denominato “Luppoleto GDC”.
Il “Luppoleto GDC”, così chiamato perché richiama i telai dell’allevamento GDC della vite a doppia cortina, viene rivisitato per portarli su pali in cemento alti 5-6m su unica fila.
In questo modo diventa possibile coltivare filari unici o paralleli, abbassando i costi di produzione e rendendo economico e fattibile un investimento su piccola scala che possiamo definire entry-level.
Questo tipo di impianto risulta essere molto richiesto in Italia, Francia, Spagna, dove i piccoli coltivatori sono sempre più numerosi.
DIFESA
La difesa in campo si concentra sul contrasto a malattie funginee quali Pseudoperonospora, Oidio, Alternaria, Verticillium, e artropodii quali Afide nero, Tripide, Piralide, Cimice, Ragnetto. Sono pochissimi gli agrofarmaci consentiti e la maggior parte della difesa si basa sulla prevenzione, con l’impiego di corroboranti che, nonostante la difficoltà nel proteggere la pianta se non impiegati dei tempi giusti, garantiscono un prodotto molto sano a differenza di quello che si trova sul mercato europeo e mondiale.
PROSPETTIVE
Ad oggi possiamo dire che la coltura del Luppolo in Italia è già sulla buona strada per essere del tutto competitiva sul mercato, sia per quanto riguarda l’impianto che per quanto riguarda l’approvvigionamento di tutte le materie prime che servono all’agricoltore per lavorare.
Risultato reso possibile anche grazie all’aiuto di MrHops, vivaista specializzato in piante di luppolo che, grazie alla sua esperienza nel settore, ci affianca quotidianamente nella progettazione di impianti di questo tipo, aiutandoci ad apportare miglioramenti in base alle varietà che il nostro cliente deciderà di coltivare. In questo modo, inoltre, l’agricoltore può avere un solo riferimento per l’intero processo produttivo, dall’acquisto della pianta (tra moltissime varianti proposte) alla realizzazione della struttura.
MR HOPS
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