Negli ultimi anni il popolo cinese è profondamente cambiato: oggi la Cina ha un’attenta conoscenza delle denominazioni italiane, un interesse forte e crescente da parte di giovani uomini e soprattutto donne, e abbondanza di materie prime. Insomma, la Cina è un Paese di giovani attenti e curiosi verso il nostro vino… tutto da conquistare! Leggi il nostro articolo e scopri come esportare il vino in Cina.
In Cina sta cambiando davvero tanto: la ristorazione si identifica in trattorie dal taglio regionale, pizzerie gourmet e locali alla moda nei quartieri più giovani di Pechino, tanto che il mondo del vino italiano deve assolutamente considerare la nuova generazione cinese, che è soprattutto al femminile e attentissima all’innovazione. La comunicazione fatta fino ad ora, invece, si rivolge a un solo pubblico maschile, fatto di esperti e uomini d’affari.
Shanghai, dove il vino è moda
Il giovane pubblico di Shanghai vuole un vino facile, leggero e fresco, con un packaging accattivante e mai banale; i giovani di Pechino, invece, viste forse anche le temperature, hanno un gusto ancora legato a vini più forti, concentrati e corposi.
Ray Chen, direttore vendite di Sinodrink, intervistato da Gambero Rosso, afferma: “È in atto un grande cambiamento sul vino italiano. Le vendite stanno decollando e non vedo come questo trend possa fermarsi, almeno fino al 2019. Dovete considerare che il vino è qualcosa entrato da poco nel life-style dei cinesi. I ventenni di oggi, influenzati dagli occidentali, sono cresciuti con il vino e sono ora più che mai abituati a bere il vino a tavola. Questa generazione ha ancora poca capacità di spesa, perché sta finendo gli studi, ma avrà presto un discreto potere economico che sarà in grado di cambiare il mercato.”
“Su cosa punto?”, aggiunge sempre Ray Chen, “Per il futuro sono pronto a scommettere sui vini lombardi. Hanno tutto: storia, appeal, gusti e sapori per tutti palati. A questo punto, la cantina italiana deve essere brava a guidare la scelta del pubblico cinese e creare con esso un rapporto di fiducia unico.”
Alcuni dati statistici
Da recentissimi dati EUSME (centro Europeo che aiuta le piccole-medie imprese a iniziare un business con la Cina), relativi al periodo Gennaio-Agosto 2017, è evidente come l’Italia sia il quarto paese per esportazioni con una quota del 6,6%, pari a oltre 100 milioni di dollari. Dati rincuoranti e in crescita, ma ancora molto bassi, se si pensa alle dimensioni del mercato francese che ha una quota del 43%.
La Cina ha regole e logiche commerciali completamente diverse rispetto alle nostre, a quelle degli Stati Uniti o di un qualsiasi paese europeo; non si può, dunque, replicare lo stesso modello di export, ma è necessario calarsi nella prospettiva del popolo orientale.
Hong Kong, la porta dell’Oriente
Hong Kong, come il solito, fa storia a sé! A differenza della Cina continentale, qui non sono necessarie licenze di importazione, non ci sono regole, dazi o tasse diversi o superiori, e la conoscenza della lingua cinese non è un obbligo. Insomma, a Hong Kong ci sono tanti aspetti positivi, con l’unico effetto negativo di una competizione spietata, perchè, appunto, tanti vi possono accedere.
Dunque, Hong Kong potrebbe rappresentare la nostra porta principale per entrare in Cina.
Ancora qualche dato: nei primi otto mesi de 2017 le importazioni di vino di Hong Kong hanno raggiunto 7,5 miliardi di dollari. La maggior parte dei vini è stata importata dalla Francia, dal Regno Unito e dall’Italia. Le importazioni dagli Stati Uniti e dall’Italia hanno registrato una crescita rispettivamente del 16% e del 22%.
La strada è tracciata: ora sta a noi percorrerla nel migliore dei modi.