L’enoturismo è quella forma di turismo volta alla degustazione di vino e all’esplorazione delle realtà enologiche di una particolare regione o area geografica.
Un recente studio fa il punto sull’ultimo anno di viaggi in Italia a scopo enogastronomico: cresce del +48% di interesse rispetto all’anno precedente per le esperienze legate al cibo, al vino e alle tradizioni alimentari del territorio nazionale da parte di chi viaggia nel nostro Paese.
Secondo Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019 nasce ufficialmente un nuovo player, il turista enogastronomico, il quale è interessato a degustazioni e ad acquistare prodotti tipici a km zero.
L’Italia, grazie al proprio variegato e ricco patrimonio enogastronomico, è una delle nazioni in cui questo tipo di turismo è maggiormente praticato e infatti fin dal lontano 1999 sono state istituite anche le Strade del Vino. Tutte le destinazioni italiane hanno qualcosa da offrire per il turista enologico, ma tra i più rinomati distretti troviamo:
- Le Langhe
- Il Chianti
- La Franciacorta
- La Valpolicella
- Il Prosecco
Legge: cosa è cambiato?
La conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al decreto ministeriale sulle “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica”. Il prossimo passo è la firma del Ministro Gian Marco Centinaio e poi il Decreto sarà operativo.
Il Movimento Turismo del Vino e Unione Italiana Vini commentano: “adesso c’è una definizione puntuale di enoturismo e degli standard minimi di qualità dei servizi offerti a livello nazionale.” Inoltre, con questo nuovo decreto vengono completate alcune semplificazioni fiscali per le aziende agricole che vogliono promuovere il territorio.
Attraverso questa nuova opportunità, l’intero comparto trarrà grandi benefici, soprattutto in termini di valorizzazione dei territori.
Numeri: cosa offre l’Italia?
Secondo l’ultimo rapporto di Città del Vino e Università di Salerno, gli italiani privilegiano l’Italia (all’estero vincono Spagna e Francia) con Sicilia, Toscana, Emilia-Romagna e città come Napoli, Roma e Firenze. Per quanto riguarda l’estero, il 62% preferisci affidarsi a tour operator che offrono pacchetti a tema, soprattutto in Toscana (72%) e Piemonte (59%).
Il turista enologico tipo si muove generalmente in coppia, proviene da tutta in Italia ma in particolare dal Sud. Per quanto riguarda l’età, tutte le generazioni sono coinvolte, in primis la Generazione X, nati tra il 1965 e il 1980, ma anche la Generazione Z, i cosiddetti Millennials, nati tra il 1997 e il 2010, con un interesse che fa registrare il +86% all’anno.
Chi viaggia per enoturismo ricerca un insieme di culture, tradizioni, persone, ambienti, attività e prodotti tipici di quella zona. In vetta alla classifica, infatti, c’è la degustazione di prodotti tipici, visita a un mercato (82%), ricerca di locali e ristoranti storici (72%), visita alle aziende agricole (62%) o in cantina (56%).
Nello specifico: 825 prodotti a Indicazione Geografica, 5056 prodotti agroalimentari tradizionali, quasi 335mila imprese di ristorazione, oltre 23mila agriturismi, 114 musei tematici legati al gusto, 173 strade del vino e dei sapori. Con i seguenti risvolti economici: 14 milioni di presenze annuali legate strettamente all’enoturismo, 2,5 miliardi di euro il giro d’affari lungo l’intera filiera (viaggio, vitto, alloggio, acquisto bottiglie in cantina, acquisto in loco di prodotti tipici) con € 85,00 di spesa media al giorno, che sale a € 160,00 con il pernottamento. Il turista del vino, pertanto, si conferma disposto a spendere una discreta cifra per un’esperienza enoturistica di qualità.
L’enoturismo è un forte motore di attrattiva turistica ma non sono pochi i punti critici, i quali, se superati, garantirebbero un ulteriore salto di qualità sia sul fronte pubblico (a partire dalle carenze infrastrutturali) sia privato (con particolare riferimento alla varietà e qualità dell’offerta enoturistica).
Da un sondaggio esplorativo tra i 432 Comuni delle Città del Vino emerge che oltre la metà (52%) non prevede la tassa di soggiorno. Inoltre, se il 73% di Comuni ha realizzato, nel 2018, uno o più progetti di promozione o miglioramento dell’offerta enoturistica, quasi il 60% non ha un Ufficio Turistico.
Gli enoturisti incidono per il 26,9% sul fatturato delle aziende vinicole e per il 36% su quello di ristoratori, albergatori e produttori di tipicità. Purtroppo, è ritenuta insufficiente, in generale, la qualità delle infrastrutture di collegamento con i diversi territori (voto 5.4), così come il funzionamento delle Strade del Vino e dei Sapori (5.8). Tuttavia, gli enoturisti sui territori danno un buon voto, 7.18 in media, all’offerta enoturistica nel suo complesso.
Sempre da studi recenti, emerge che vendita diretta in cantina, visite e degustazioni rappresentano il 65% di tutte le attività enoturistiche proposte. E se emerge un giudizio positivo, nel complesso, sui livelli di servizio offerto, vengono comunque sottolineate carenze e ritardi, per esempio, nell’accessibilità ai disabili.
Concludendo, l’enoturismo è sicuramente un valore inestimabile e fenomeno mondiale che non conosce crisi.