Cambiamenti climatici: dalle grandinate alle alte temperature

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Il cosiddetto Global Warming (Riscaldamento globale) è argomento di grande attualità e oggetto di vari summit scientifici dove si cercano di stabilire cause e conseguenze di questo fenomeno. Esiste però, purtroppo, una certezza inconfutabile: il cambiamento climatico, che è diventato inarrestabile negli ultimi decenni, è un argomento che ci riguarda direttamente e che ci deve interessare da vicino.

L’imprenditore agricolo di frutta che realizza impianti poliannuali per la produzione, è uno dei più esposti ai rischi derivati da tale fenomeno e quindi obbligato in primis ad impegnarsi per effettuare le scelte strategiche più lungimiranti. Che i magri bilanci delle aziende agricole non possano più coprire il peso economico di errori di programmazione, infatti, è anch’esso un fatto assodato.

Attualmente, il trend evidenzia le maggiori insidie in due ambiti: quello originato dalle alte temperature e quello relativo alle forti grandinate.

Se del secondo ne abbiamo ormai sempre più frequente evidenza (solo nell’ultimo periodo si contano 3 forti fenomeni che hanno investito gran parte della penisola provocando ingenti danni, l’ultimo dei quali giusto una settimana fa sul versante adriatico tra Puglia ed Emilia Romagna), del primo, invece, sappiamo ancora troppo poco e ciò lo rende particolarmente pericoloso.

grandine doppia

 

Le alte temperature, infatti, abbinate ad elevata radiazione solare composta da spettri che ricadono nel visibile, negli UV e negli infrarossi, generano nel frutto un grave stress ossidativo.

La pianta contrappone le sue difese chimiche naturali che prevedono il coinvolgimento di antociani, flavonoidi, vitamina C, sostanze fenoliche etc., ma oltre una certa soglia iniziano inevitabilmente a manifestarsi i primi sintomi di scottatura.

frutti cotti ok

 

Un ulteriore aspetto problematico è rappresentato dal fatto che, talvolta, l’evidenza di scottature e colpi di sole si manifesta solo successivamente alla raccolta, incidendo negativamente sulla valutazione qualitativa e commerciale del prodotto frigo-conservato.

I danni, inoltre, non si fermano al solo frutto o al fogliame ma, in alberi stressati dal calore dei colpi di sole, si possono manifestare alterazioni della corteccia che successivamente possono essere colonizzati da organismi patogeni, fenomeno conosciuto negli USA come “Sunscald”.

In alcune località del sud ancora si notano pitture della tradizionale calce bianca sui fusti, il cui principale scopo è riflettere la luce, dissipare il calore e, di conseguenza, prevenire lesioni e fessurazioni sul legno.

Un articolo pubblicato recentemente sul network Fresh Plaza (link) descrive fedelmente la drammatica situazione che si sta manifestando in un’importante regione della Spagna. Una panoramica preoccupante su cui, riteniamo, l’imprenditore agricolo produttore di ortofrutta in Italia debba attentamente riflettere, considerando che la latitudine ed il contesto generale non differiscono significativamente dalla nostra situazione.

Da una prima analisi si evince molto chiaramente che, ormai, investimenti in produzioni ortofrutticole non possono essere realizzati senza una scrupolosa programmazione sulle colture, sulle risorse umane e sulle indispensabili strutture di protezione.

Tali strutture, considerando l’attuale evoluzione climatica, devono aggiungere alla classica funzione di sostegno piante e anti-grandine, anche una funzione anti-insetto ed un’adeguata “Protezione dalle scottature solari”, probabile prossimo nemico anche in latitudini fino ad ieri risparmiate.

E’ necessario, inoltre, che gli impianti di protezione vengano realizzati utilizzando le migliori conoscenze di ingegneria applicate alle tensostrutture e con materiali della migliore qualità, per una longevità altrimenti messa a dura prova dagli eccezionali eventi climatici di maltempo ormai diventati, purtroppo, di ordinaria amministrazione.

Le strutture, quindi, rappresentano un importante tassello di una strategia più ampia che riteniamo attualmente l’unica percorribile per il comparto ortofrutta italiano; innalzare il livello qualitativo a 360° della produzione, puntando all’eccellenza di prodotto per ottenere una visibilità sul mercato che ci faccia finalmente uscire dalla categoria delle commodity, come insegnano alcuni esempi di grande successo dell’agroalimentare, dai noti marchi di formaggio, al vino, alla pasta, etc.

Certo, c’è molto lavoro da fare nel mondo della produzione per le aziende agricole, ed altrettanto nella commercializzazione per le OP ed affini, ma basta un giro nel supermercato per rendersi conto della situazione.

Perseverare nel credere che una migliore redditività possa arrivare solo da un mero aumento quantitativo della produzione per superficie, puntando ad economie di gestione per ridurre i costi, sembra essere diventata una visione miope, soprattutto considerando la situazione dei nostri competitor e il tema del cambiamento climatico, con il quale siamo ormai obbligati a fare i conti.